Resoconto della seconda seduta della commissione per l’incentivo una tantum per il recupero parziale degli scatti stipendiali bloccati
Purtroppo dopo aver condiviso alcuni principi nella prima seduta, siamo un po’ tornati indietro a parlare di possibili classifiche di merito che mettano in fila i docenti dell’Ateneo. Fare questo sull’attività di ricerca è scientificamente insostenibile e neppure l’ANVUR, con tempi e investimenti a disposizione ben diversi dai nostri, si è permessa di fare classifiche tra persone di aree diverse. Spero il rischio sia rientrato.
Ho ribadito la proposta di stabilire dei vincoli di soglia per accedere all’incentivo una tantum, senza fare classifiche. Se passa la soglia più del 50/60% (massimo consentito dalla legge) si da precedenza a chi ha minore anzianità di servizio (e di conseguenza è più colpito, e ancora di più sarà colpito in futuro, dal blocco degli stipendi).
In questa ottica abbiamo individuato 2 possibili indicatori di soglia:
– qualità della didattica: aver superato la valutazione di 2.4 (considerata da sempre dal CPD come soglia della sufficienza) per almeno 2 anni sui 3 valutati.
– qualità e quantità della ricerca: superare una soglia (diversa per ogni SC e dipendente dalla relativa mediana dell’ASN) sul numero delle pubblicazioni nel triennio considerato. La qualità delle pubblicazioni è assicurata dal non considerare qualunque pubblicazione, ma solo quelle riconosciute dai nuovi criteri bibliometrici di Ateneo.
Come ben sappiamo non è scientificamente sostenibile usare criteri bibliometrici per determinare classifiche o stabilire le eccellenze, ma abbiamo ritenuto accettabile utilizzarle per individuare gli inattivi (e poco attivi) al fine di escluderli dall’incentivo, come richiesto dalla legge.
Cercheremo di evitare i più gravi errori fatti nell’ASN:
– la mediana da utilizzare sarà quella della propria categoria (per gli RTI si pensava di usare un riscalamento della mediana dei PA);
– non intendiamo usare direttamente la mediana come soglia. Per determinare i poco produttivi sarebbe giusto usare un percentile adeguato, ma non pare che l’ANVUR abbia mai fornito questi dati. Come hanno fatto anche altre Università pensavamo di utilizzare una frazione della mediana (50%, 60%, 30%… non abbiamo per ora precisato);
– come previsto nei criteri bibliometrici di Ateneo, terremo conto del grado di proprietà delle pubblicazioni.
Qualunque sia la soglia che prevederemo nei diversi SC, sarà da riscalare tenendo conto degli eventuali periodi di congedo parentale (per uomini e donne) e di malattia. Ho rilanciato una proposta che mi è arrivata in queste settimane di raccolta di idee che riguarda la maternità. Molto spesso le nostre colleghe fanno pochi mesi di maternità e ritornano presto all’insegnamento, ma inevitabilmente per un periodo ben più lungo risultano sicuramente più in difficoltà a seguire la propria attività di ricerca. Per riconoscere questo impegno alle neo mamme ho proposto che venga riscalata la soglia del numero minimo delle pubblicazioni per un certo numero fisso di anni (2 o meglio 3, non abbiamo precisato), indipendentemente dalla durata del congedo parentale usufruito. La proposta è stata accolta all’unanimità dalla commissione.
Ulteriore vincolo, stabilito dalla legge, è l’aver svolto l’attività didattica affidata dagli organi preposti (prima le Facoltà e ora i Dipartimenti). Abbiamo qualche problema tecnico, ma è una necessità di legge e quindi in qualche modo dobbiamo fare questa verifica.
Abbiamo poi raccolto dati su vari altri possibili parametri, che però non appaiono utilizzabili per stabilire una soglia (numero tesi, fondi gestiti e attività organizzativa e gestionale svolta). Sull’attività organizzativa e gestionale abbiamo dati molto parziali (e solo a livello di Ateneo), come già segnalato nel verbale della prima seduta. Sul numero di tesi e di fondi gestiti invece i dati ci sono ma sono inutilizzabili direttamente per l’estrema eterogeneità e necessiterebbero di una qualche normalizzazione, che mi pare tecnicamente molto difficile da realizzare. In ogni caso parametri di questo tipo, non essendo utili a stabilire una soglia minima, non potrebbero intervenire nella determinazione dei meritevoli all’una tantum, ma solo in un’eventuale seconda fase di definizione di precedenze, che si renderà probabilmente necessaria a causa dell’insensata norma di legge che prevede un massimo di premiati.
Per quanto riguarda il superamento del vincolo del 50/60% di premiabili, ci sono due possibili strade:
– utilizzare l’Art. 9 della 240/2010, che prevede un fondo di Ateneo per la premialità del personale docente, andando a utilizzare questi fondi per premiare i meritevoli non premiabili con i fondi ministeriali;
– attribuire una somma sui fondi di ricerca ai meritevoli non premiabili con i fondi ministeriali.
La prima opzione sarebbe un vero superamento del 50/60% (con soldi direttamente in busta paga per tutti i meritevoli), ma è una strada più delicata dal punto di vista legale. La seconda opzione non presenta problemi legali, ma supera solo in parte il problema perché, per quanto qualche risorsa in più possa far comodo a tutti, le persone con i fondi di ricerca non ci pagano il mutuo e le bollette.
La prossima riunione è fissata per il 13 Gennaio 2015.